Lill Matt: il ciclo stagionale di un cuore ferito

La primavera porta con sé sempre due cose: il polline e la nostalgia di un amore passato, ma mai lasciato andare. Cos’hanno in comune? Mi faranno lacrimare gli occhi, almeno fino al prossimo Ottobre. Quindi, chi, meglio del sottoscritto, poteva celebrare l’entrata a gamba tesa di Lill Matt sui nostri teneri cuoricini da ruminanti compulsivi? 

Il promettente esordio

Disturbo Affettivo Stagionale è il promettente singolo che anticipa il primo EP (omonimo) prodotto per Millenari Records e distribuito da Virgin Music, del giovane cantautore romano classe 1996, al secolo Matteo Nocchetti. Il titolo riprende un particolare stato depressivo ad andamento stagionale. In fondo il malessere patologico sta al processo artistico come la panna sul gelato.

IL BOIA DELL’UMORE È L’INVERNO

Il più delle volte, nei casi di SAD (no, non scherzo, è questo l’acronimo ufficiale), il boia dell’umore è l’inverno, con le sue ombre, le giornate corte, l’isolamento in casa. E la salvezza, travestita da serotonina e presa a bene, ritorna in primavera, armata di fiori, per consolare le anime atrofizzate dal dolore.

Ma Lill Matt sta parlando davvero di stagioni e ritorno dei fiori?

PFF, VI PIACEREBBE.

Vi piacerebbe fosse così indolore, ma l’arte non lo è mai. Non serve l’inverno affinché cali la notte e il freddo inizi a morderci. Il più delle volte basta che quella persona se ne vada. Non fate i finti tonti, lo sapete di chi parlo. Quella su cui vi incantate da mesi su Instagram. Che vi terrorizza incontrare il sabato sera. Odiandovi, perché segretamente sperate ancora di beccarla nel solito bar. Esatto, è quell’amore chiuso, ma non superato e di cui, come una moderna Penelope, attendete il ritorno dal mare.

QUELLA VOCE IMPERFETTA

Quella voce imperfetta, che pare provenire dalla cornetta di una vecchia cabina telefonica abbandonata nel nulla. Una meravigliosa base onirica e un testo ermetico. E’ così che la canzone ci cala in un loop che si ripete all’infinito. Siamo assorti, ma mai rilassati. Appesi inerti a un pendolo che oscilla costantemente tra resa e speranza. Malinconia ed euforia. Il ragazzo ritrae perfettamente il limbo, al termine di un amore, in cui ti blocchi. Non riesci ad andare oltre. Ad accettare che esisti a prescindere dall’altro. E sei lì, nel tuo personale letargo invernale, in attesa che qualcuno torni, e ti riporti il sole di cui hai bisogno.

E magari alla fine torna, o arriva qualcun altro a prendere il suo posto. Ma le cose deteriorano sempre, e il nostro significato nel mondo non può disperdersi con loro. Questa è la lezione del singolo:

non si scappa dall’inverno

A volte gelido, a volte incastrato nelle nostre vite. Ci si fa i conti. E così magari, un giorno non saremo più dipendenti dalla primavera di qualcun altro. Perché per stare davvero bene, calore e luce dobbiamo trovarle dentro di noi, che sia un grigio Febbraio o una calda giornata di Giugno. Che lei o lui ci siano, o non ci siano più.

Aspirante giornalista, ma gran potenziale da disoccupato. Nemico giurato del dono della sintesi, ma stiamo trovando un accordo di pace per il bene dei lettori e di chi mi incontra nei pub. Radiohead, Bowie, Lamar, Strokes, Frah Quintale e Charles Aznavour troneggiano imperterriti nella mia playlist, trovate voi un filo conduttore, se riuscite. Diffido da chi non apprezza un buon gin tonic ed il potere rigenerante del latte e menta (entrambi rigorosamente con tanto ghiaccio). Guarda a destra, ora a sinistra. Dietro, e adesso dritto di fronte a te. Sai come si torna a casa tua? No? Ti crea disagio, terrore? No? Bene, sei finalmente libero, ora corri e goditi il mondo, audace fino alla fine.