Dal ’99, con leggerezza

Due generazioni differenti, con diverse esperienze e valori. Che si può trarre dall’incontro? Con ironia, tra valori che cambiano e una leggerezza ritrovata, Boetti ci ha raccontato della sua storia nel nuovo singolo Ragazza del ’99.

L’incontro e la genesi

Come nasce il brano?

Ragazza del ’99 nasce dall’incontro con una persona; la canzone è abbastanza piovuta dal nulla, l’ho sentita mia. E’ come se fosse un accenno e un mix tra il secondo e il terzo album, perché è capitata un po’ a metà tra entrambi. Di conseguenza sono stato influenzato da entrambe le correnti dei due dischi. Soprattutto sono rimasto sorpreso dalla mia decisione nel far uscire il brano vicino a quando l’ho scritto, rispetto a quando lavoro ai concept album di Boetti nel loro intero. Questo capita perché penso troppo, sono razionale e mi creo da solo aspettative,  ma potremmo semplicemente dire che mi prendo troppo sul serio. Però per me è stato positivo uscire in maniera diversa, ed in qualche modo comunque uscire dalla mia zona di comfort.

La strumentale presenta delle componenti oniriche, come hai lavorato al brano?

Ho scelto di lavorare con dei suoni diversi dal solito, meno cattivi, di conseguenza che rispecchiassero le sensazioni del brano. Per fare questo ho lavorato con un team di produttori, i Corrente. Abbiamo voluto evitare i soliti inquadramenti che si utilizzano nella produzione, abbandonandoci a una sensazione quasi spirituale durante il lavoro. Anche questo ha permesso di far sì che il brano fosse diverso sia dal mood che si trova nel secondo disco sia da ciò che si troverà nel terzo.

Dove nasce il titolo?

Il titolo nasce dal voler contestualizzare questa ragazza come appartenente a una generazione successiva alla mia e per questo portatrice di valori nuovi, anche se di pochi anni. Tutto questo è molto curioso dato che nel concreto del brano parlo raramente di questa ragazza, se non qualche accenno. Quello di cui parla il brano alla fine è di me stesso, delle mie sensazioni. E’ il vedere tutto ciò attraverso gli occhi di una ragazza della generazione successiva alla mia che mi ha permesso di essere più spensierato, più leggero e quindi meno razionale, meno rigido nell’affrontare alcune situazioni, e ho raccontato questo.

Come avete lavorato al paradosso creato nella copertina?

Come copertina volevamo mantenere un concetto visivo simile a quello del secondo disco, uscito a Novembre, sviluppato da e con la fotografa Ornella Mercier. E’ stata utilizzata una foto appartenente a quello shooting, dal quale avevamo ricavato anche le copertine dei due singoli che avevano anticipato l’album.

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