Grattacieli londinesi nel deserto californiano

A sette anni dal loro terzo album Love What Survives, sono finalmente tornati i Mount Kimbie. Lo chiameremo silenzio di gruppo, perché i due membri originali sono stati tutt’altro che fermi: Dom Maker ha contribuito a produrre metà della scena musicale di LA, Kai Campos si è concentrato invece sulla sua carriera come DJ attorno a Londra. Si riuniscono per confezionare in The Sunset Violent nove tracce di conferme e di stravolgimenti, di due musicisti cresciuti nell’elettronica londinese che si trasferiscono tra le chitarre del deserto della Yucca Valley.

completa transizione

Il duo compie una transizione completa. Il loro viaggio inizia nel 2010 con l’elettronica pura, ma intima, del loro debutto Crooks & Lovers. I due dischi successivi sono sempre più orientati verso l’essere suonati come una band e con più elementi vocali. Fino a The Sunset Violent, un disco un po’ indie rock e un po’ post-punk che cambia radicalmente il gruppo, anche nella sua struttura. Marc Pell e Andrea Balency-Béarn, rispettivamente batterista e tastierista di supporto durante i concerti, si uniscono ufficialmente anche alle fasi di scrittura, trasformando la coppia in un quartetto.

desertiche ispirazioni

The Sunset Violent è un continuo ossimoro. La cover, come anche il titolo, gioca sull’opporre due elementi discordanti: una strada americana sperduta tra i campi di grano opposta a una macchina quasi ribaltata e abbandonata lì, la quiete di un tramonto opposta alla violenza. Elementi polarizzanti che si adattano perfettamente all’atmosfera dell’album, anche se all’apparenza incongruenti. La scelta per il titolo è ricaduta su un verso del singolo Dumb Guitar, la prima canzone scritta nel loro ritiro californiano e quella che ha posto le fondamenta per le altre. Sono proprio le chitarre e le loro note riverberate a essere le protagoniste assolute, oltre che a essere la manifestazione più lampante dell’influenza che il deserto ha avuto sul disco.

Non va ricercato chissà quale significato all’interno dei testi: l’album è da interpretare come una raccolta di brevi storie surrealiste. È il primo esperimento di Maker nella scrittura, che ha scelto di descrivere delle immagini suggestive sulle quali plasmare le loro nuove canzoni. In passato, invece, erano stati esclusivamente gli ospiti a scrivere per loro. Cosa che si ripete con l’ennesima collaborazione con King Krule, che in Empty and Silent canta impromptu una pagina del suo diario e regala il punto più alto dell’album, proprio con la traccia che lo chiude.

ALLA RICERCA DI NUOVE STRADE

In definitiva, The Sunset Violent rappresenta non solo un punto di arrivo, ma apre anche nuove strade per il futuro dei Mount Kimbie: l’ennesimo ossimoro di questo stupendo album. Il tour globale per promuoverlo è già partito e il 14 settembre passerà anche da Roma, in occasione dello Spring Attitude Festival. I biglietti li trovate qui

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Parlo di musica perché non so farla