Franco 126 e la leggerezza dell’essere… presi a male

Quanto ci sta bene Franco 126 nelle nostre playlist. Ci cade a pennello come un caffè Borghetti bevuto a pozzo prima di entrare allo stadio, o le Peroni fredde da 66 che come un flipper rimbalzano da una mano all’altra nel pre serata. E’ intimo, un’appartenenza. Ti fa sentire vicino a quei fratelli e quelle sorelle che non vedi più spesso come quando eravate pischelli. Sai com’è, gli arroganti hanno scelto di iniziare a fare carriera. (E beati loro).

Siamo felici che sei tornato Fra’. Nuovo album, che vuol dire anche nuove prese a male. Quelle che di solito ci sigilliamo nel giaccone tirando sù la zip, sperando che durante la serata soffochino tra lana, cotone e qualche gin tonic. E invece le insolenti sopravvivono e ci rosicano tutti i maglioni fino al cuore. Hai fatto bene a farle uscire in Futuri Possibili, ne avevi bisogno tu e anche noi.

TORNA IL VATE DELLA NOSTALGIA

In questo album ti sei aperto come mai avremmo immaginato. Quel guscio coriaceo e disilluso, da tipo che fa intendere, ma non dice mai tutto, lo hai lasciato a terra insieme al bomberino e gli occhiali da sole. Ci hai accolto con gli occhi disarmati, ancora lucidi, in quella casa dove stavi con lei e adesso vaghi da solo. Questa è la grande premessa dell’album, in cui Franco scatta istantanee delle orme lasciate da un amore sgattaiolato via nella notte, nel silenzio più assordante. 

Il valzer melanconico di Futuri Possibili destabilizza come un ghiacciolo bollente. Per l’ossimoro di fondo tra i testi, che sono pura lirica della nostalgia, struggenti e viscerali, ed il sound pervaso invece di un’incandescente vitalità. Che rimescola e shakera i generi che hanno segnato la vita e la carriera di Franco. Dal pop al rap, la trap e le trombe jazz, il garage rock nel pezzo con l’amico dei banchi di scuola Ketama. Ed infine l’ombra del Califfo che annuisce compiaciuto in Frasi Fatte. In questo contrasto tra note e parole, è come se la musica volesse rincuorarci nel momento più buio. Dirci che non è solo la fine, ma l’inizio di una nuova storia che verrà. 

GLI SPECCHI INGANNEVOLI DEI FUTURI POSSIBILI

C’è una sola regola quando qualcuno che hai amato se ne va: mai chiederti “come sarebbe andata se…”. Tempo che quella vocina nella testa germini, e le piastrelle fredde sotto i piedi si sbricioleranno, facendoti piombare in un vortice di rimpianti e mondi alternativi. Perché i futuri possibili sono un infame labirinto di specchi, che ti scagliano addosso tutto ciò che ti dilania: tu e lei con in braccio due bambini che sono la sua copia, voi due ancora stretti sul divano a ridere più forte della televisione, gli amici di una vita a tirarvi bombe di riso in faccia mentre tu schiumi col sorriso da ebete in un vestito da pinguino. Fantasie sadiche, niente di più.

Ma Franco salta frenetico da uno specchio all’altro, per non farsi seminare da lei. Ricorda Jim Carrey nel capolavoro di Charlie Kaufman, Eternal Sunshine of the Spotless Mind, mentre prende per mano la reminiscenza della sua ex e fugge attraverso i ricordi della loro relazione, li scorre in sequenza uno dopo l’altro e ci si incatena. Perché non può accettare l’addio, né accettare di dimenticare, lasciare che tutto ciò che è stato marcisca in dolore, odio e poi più nulla, smaterializzato per sempre. 

“Non andartene ancora no
Non lasciare che non resti niente di nostro”

Non si scappa dalla presa a male, ci si fa il bagno finché l’acqua non evapora, finché non riesci a staccarti dalla mano di quel fantasma. Ma non temere, prima di rendertene conto sei leggero e nel migliore dei casi, hai anche inciso un album pazzesco come quello di Franco.

VUOI SCOPRIRE ALTRA MUSICA BELLISSIMA? LEGGI FELT E SEGUICI SU INSTAGRAM!

Aspirante giornalista, ma gran potenziale da disoccupato. Nemico giurato del dono della sintesi, ma stiamo trovando un accordo di pace per il bene dei lettori e di chi mi incontra nei pub. Radiohead, Bowie, Lamar, Strokes, Frah Quintale e Charles Aznavour troneggiano imperterriti nella mia playlist, trovate voi un filo conduttore, se riuscite. Diffido da chi non apprezza un buon gin tonic ed il potere rigenerante del latte e menta (entrambi rigorosamente con tanto ghiaccio). Guarda a destra, ora a sinistra. Dietro, e adesso dritto di fronte a te. Sai come si torna a casa tua? No? Ti crea disagio, terrore? No? Bene, sei finalmente libero, ora corri e goditi il mondo, audace fino alla fine.