
La lotta dell’araba fenice
Tamara Al Zool, in arte TÄRA, è una cantante di origini palestinesi con base in Italia che, coi suoi ultimi due singoli Sotto Effetto e Araba Fenice assieme a una forte presenza social e la recente partecipazione ad X-Factor Italia, si sta facendo sempre più notare nel panorama nazionale. L’abbiamo raggiunta per farci raccontare il punto in cui si trova nel suo viaggio musicale.
la nascita del progetto
Grazie per essere qui, benvenuta. Dunque, puoi raccontarci dei tuoi inizi? Com’è nato il progetto TÄRA, e ci sono state tue esperienze musicali precedenti?
Grazie mille, sono onorata di poter fare questa chiaccherata! Il progetto TÄRA nasce circa due anni fa come idea nella mia testa, e nello stage zero di questo progetto ho fatto molta ricerca. Non parlo solo di ricerca musicale ma spirituale ed interna, dopo anni di negazione nei confronti delle mie radici e della mia cultura, causata dalla paura di essere la diversa della classe, “quella araba”, e di dover affrontare tutti gli stereotipi creati dall’occidente nei nostri confronti. Nascondermi era più facile. Fortunatamente dal 2020 ho avuto il piacere/dispiacere di affrontare me stessa e di ammettere di essere stata debole, poco coraggiosa nell’affrontare la società.
TÄRA non è un personaggio, è una grande fetta di me che ha avuto paura di emergere fino ad ora, ho voluto concretizzarla, è stata anche una prova di coraggio. Ho sempre amato fare musica ma c’è sempre stato molto scettiscismo da parte delle persone che avevo intorno riguardo la mia idea di unire lingue e culture, per questo ho iniziato a pubblicare brani prettamente italiani, musicalmente occidentali, ma non ero felice. L’arte deve essere una forma di espressione, deve contenere un messaggio, deve renderti felice. Ho fatto un passo verso il mio amore per l’arte ed un passo indietro rispetto ciò che la gente si aspettava da me e dalla mia musica, ed ho deciso di dare una chance al progetto che ronzava nella mia testa.
arab’n’b
Autodefinisci il tuo stile come Arab’n’b, mescolando nelle tue tracce lingue e sonorità dalle culture che ti hanno formata. Qual è stata la spinta che ti ha fatto pensare a questa mezcla di generi?
Il mio cervello ha sempre pensato in più lingue, è una mia caratteristica naturale, non ho mai dovuto forzare la cosa, infatti anche guardando i miei vecchi diari di scuola o agende segrete si può notare questo mix. Da un punto di vista psicologico mi viene da pensare che fosse anche questa una forma di occultamento, un modo per tenere tutto il più privato possibile – sono sempre stata estremamente riservata, forse anche troppo – d’altro canto mi rendo conto che alcuni concetti rendono di più se descritti in lingua diversa, e questo secondo me è un plus quando si fa musica: poter comunicare ad una nicchia più ampia di persone, ma sempre in modo profondo.
rappresentazione
Il tuo progetto ha una necessaria impronta di rappresentazione identitaria, allo stato attuale delle cose, per via delle tue origini palestinesi. Cosa significa per te essere un’artista palestinese in Italia nel 2024?
Guardandomi indietro, ripensando alle mie esperienze, soprattutto quelle scolastiche, la cosa che più mi tocca è essermi resa conto di non avere una rappresentanza, qualcuno che fosse come me e che potesse quindi dimostrarmi che è ok avere un bagaglio culturale diverso da quello degli altri. Sembra sciocco, ma mi avrebbe aiutata tantissimo. Oggi i social sono un mezzo di comunicazione estremamente potente e delicato, possono essere un’arma sia in senso positivo che negativo. La mia missione è creare un luogo sicuro per le persone come me, che si sono sempre sentite un po’ outsiders e non conformi alle regole sociali. Inoltre poter mandare un messaggio in quanto ragazza figlia della diaspora palestinese è essenziale, soprattutto in questo periodo storico. Esistiamo, abbiamo una storia che merita di essere ascoltata e non è vittimismo, è semplicemente giusto così.
x-factor
Parlando di rappresentanza, nell’ultimo periodo sei riuscita a portare questo messaggio anche sul palco di X-Factor, cosa che ha anche portato a delle polemiche. Com’è stata l’esperienza di approcciare a un contesto così? Come ti ci sei trovata?
Sono arrivata molto consapevole di ciò a cui stavo andando incontro, che fosse televisione e che in questi contesti, per quanto si impegnino a farti sentire speciale, non lo sei davvero, sei uno dei tanti che aiuterà a fare share, devi essere bravo a giocare le tue carte in modo da trare anche tu share a tua volta. È semplicemente marketing, e io non lo critico perché sono la prima a sfruttarlo a mio vantaggio. Con tutto questo intendo dire che probabilmente la scelta di avere un’artista palestinese è stata premeditata, ma io sono stata al gioco e alla gara perché più se ne parla, meglio è. A livello artistico secondo me l’importante è non perdere il focus dal tuo progetto. L’esperienza nel complesso per me è stata bella, ed è stato soprattutto un modo per visionare sul campo come avvengono determinate dinamiche, imparare e usarle a mia volta. Sono arrivata a X-Factor con solo un obiettivo: rappresentare. Spero che cantare in arabo e mostrare fieramente la mia keffieh abbia smosso qualche coscienza ad aprirsi finalmente al nostro mondo.
Chi ci legge avrà sicuramente curiosità al riguardo, e siccome non è immediato tracciare ponti tra culture potresti consigliare a chi non conosce molta musica moderna araba dei progetti musicali con sonorità affini ai tuoi lavori?
A chi si vuole affacciare a questo mondo consiglio l’ascolto di Fairuz, una icona della musica araba, è un po’ la nostra Mina. Consiglio anche Zeina, Zeyne, Marwan Moussa e Saint Levant.
i prossimi passi
Nell’ultimo anno c’è stata una spinta d’accelerazione molto forte attorno al tuo progetto, sia per la tua presenza social che per le tue attività musicali e collaterali – tra cui anche un po’ di divulgazione attorno alla cultura palestinese e alla situazione attuale a Gaza e una raccolta fondi a favore di una famiglia gazawi tramite l’inaugurazione del tuo merchandise. Puoi parlarci un po’ di come ti stai muovendo, e quali saranno i tuoi prossimi passi?
Non sono solita parlare profondamente di questi argomenti perché mi piace lavorare nell’ombra, senza svelare cose. Posso solo dire che insieme al mio team stiamo lavorando costantemente, con una visione ben precisa sotto ogni singolo punto di vista. Non voglio dire che vi stupiremo o altro, sarete poi voi a darci in caso questi feedback. Grazie ancora, e a presto!
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